PANDEMIA E BENESSERE

     

     

    sindemia

     

    La psicologia sociale intende la pandemia, che stiamo vivendo ormai da oltre due anni, in termini di sindemia, studiandone le dimensioni sociali, relazionali e ambientali.
    Il Covid ha permesso una lente di ingrandimento sullo stile di vita, in particolare, in relazione alle abitudini alimentari e agli effetti della percezione del tempo, nonché agli stati emotivi.
    Pertanto, alla luce di tale prospettiva, la psicologia considera il covid-19 una sindemia che sottolinea le implicazioni della malattia sull'intera vita sociale e relazionale.

    Per sindemia o modello sindemico si intende un dare attenzione alla patologia in relazione alle conseguenze sociali e relazionali che ne derivano. Si tratta di un modello biopsicosociale che valuta il benessere della persona a 360°, evidenziando l'interazione della malattia con i fattori biologici, psicologici e sociali della vita dell'individuo.
    Tale modello, dunque, non separa la malattia dalla natura, mettendo in luce gli effetti negativi che questa ha portato nel quotidiano.

    Nell'aprile del 2020 importanti psicologi sociali hanno proposto argomenti relativi alla comunicazione, all'aderenza delle misure governative, al rispetto del lockdown e del distanziamento sociale, alla promozione dell'app di tracciamento, alla costruzione della fiducia e dell'impatto sulla salute in generale e mentale delle misure di distanziamento sociale.
    Essi hanno inoltre evidenziato come la dimensione della lentezza e della convivialità dei rapporti trovano riconoscimento nella separazione fisica richiesta dal distanziamento e come i legami, e le relazioni, svolgono per tutti una funzione centrale. Questa centralità è stata privata del suo ruolo non considerando quanto il cambiamento sociale è fondamentale nella gestione delle emergenze collettive.

    In Italia il primo "blocco" nazionale ha avuto un impatto significativo sulle abitudini e sullo stile di vita degli italiani, con un accento particolare nei confronti del comportamento rivolto al cibo.
    Questo comportamento ha gli stessi effetti negativi che una situazione stressante produce sia nel consumo che nella scelta del cibo.
    Le emozioni considerate negative, come l'ansia e la paura hanno, in alcuni casi, provocato un aumento del consumo di cibo tale che potrebbe essere definito consumo eccessivo, basti pensare al saccheggiamento dei supermercati avvenuto nel marzo 2020. Si è registrato un vero e proprio assalto ai supermercati, spingendo ad un consumo di alimenti malsani.
    Paradossalmente, altrettanto eccessivo è stato il comportamento, l'esatto contrario, di altre persone sempre in relazione al cibo.
    Si è passati da un troppo a un troppo poco consumo di cibo, aumentando i casi di disturbi alimentari.
    In entrambi i casi il cibo viene utilizzato come metodo per ridurre la sensazione di paura, ansia e sofferenza psicologica.
    Van Strien, a questo proposito, definisce tre principali stili di alimentazione: emotivo, restrittivo, esterno.
    Emotivo: la tendenza a mangiare come risposta a questi stati emotivi considerati appunto negativi.
    Restrittivo: la consapevole riduzione, limitazione del consumo di cibo con lo scopo di perdere o aumentare il peso. Per esercitare questo autocontrollo sull'alimentazione, la persona ha bisogno di risorse cognitive ed ecco perché quando i fattori sociali o emotivi interferiscono sulle capacità cognitive la persona tende a mangiare di più.
    Esterno: la tendenza a mangiare è legata a stimoli esterni legati al cibo indipendente dallo stato interno di fame o sazietà.
    Lo stress sembra diminuire la consapevolezza del sé e questo spiega la perdita di controllo nei confronti del cibo.

    Come prima ho accennato, si è vista modificata anche la concezione del tempo dove per l'ennesima volta, un po' anche in linea con la natura dell'essere umano, ci si ritrova a fare i conti con i massimi ed opposti poli: troppo lento e troppo veloce.
    Principalmente, i ragazzi hanno manifestato entrambe queste posizioni sia nei confronti del cibo e sia in relazione al tempo. Tutto si muove più veloce, basti pensare anche alle numerose pubblicità che invogliano tramite risultati veloci al minimo sforzo. In questo ambito gli esempi possono essere numerosi: dagli elisir di bellezza che producono quasi miracoli, alle palestre che prevedono circuiti di allenamento di un massimo di 20 minuti.
    Questa velocità che promette così alti risultati è la stessa che produce insoddisfazione e delusione agendo sulle aspettative della persona.
    Viceversa un tempo troppo lento per pensare al proprio futuro dove i ragazzi avvertono la sensazione di essere in sabbie mobili senza avere l'opportunità di organizzare o semplicemente dare continuità ai propri obiettivi di vita.

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